
Questo strano e un pò misterioso vino è antico. Ecco la testimonianza di Gaspare Gozzi:
Io che prometterò? Su questo nappo Giuro io figlio di Semele, e di Giove, Su questo nappo, che fragranze esala, Del nettareo liquor, ond'io son molle, Che di CHI ARANO, e DONEGAL, i solchi Di LAMPO, di FOSSALTA, e di SASTINO, Spugne saranno di odoroso vino.
I sette versi fanno parte di un ditirambo che il poeta scrisse in occasione delle « gloriose » nozze avvenute nel 1765 tra la nobil-donna Elena Grimani e il gentiluomo Luigi Zeno. I luoghi citati (che nei versi sono stati evidenziati con il carattere maiuscolo) sono vigneti che già allora erano famosi. Ai giorni nostri sono incorporati in gran parte nell'Azienda Agricola Liasora che una gentildonna-manager - come esigono i tempi -, Maria Luisa Gallarati Scotti (e bastano i cognomi a sottolineare l'antico lignaggio della casata), ilnige appassionatamente. Da uno di questi vigneti nasce il Buschino, un vino bianco che, come mi scrive la produttrice, « ancora nessuno ha saputo con precisione definire e che anima sempre le discussioni tra gli intenditori ». Non v'è dubbio che il Buschino è per lo meno « curioso » (lo ammette anche la Gallarati Scotti). Il vigneto Donegal, citato dal Gozzi, era costituito da vecchie piante di picolit, verduzzo friulano e verduzzo trevigiano. Da quell'insieme sono state ricavate le barbatelle per il nuovo vigneto oggi in produzione. Il Buschino l'ho conosciuto per la prima volta a Bas-sano del Grappa, nel 1977, in occasione di una tavola rotonda alla quale ho partecipato. Il tema era « Asparagi e vino veneto », un tema non facile che ha fatto discutere i partecipanti alla tavola rotonda organizzata dall'Associazione imprenditrici e donne dirigenti d'azienda (AIDDA). La delegata del Veneto, Adonella Tonon Appiani, aveva poi invitato relatori e pubblico a un « assaggio » dei vini e degli asparagi nella aristocratica e stupenda villa di un'altra socia, Francesca Favero - produttrice anch'essa di vini assai interessanti - appena fuori Bassano in una giornata di sole che la pioggia del giorno prima aveva reso tersa, lucente e gioiosa. Il Buschino tenne banco con gli antipasti e i piatti di asparagi; furono accostamenti felici - data l'estrema difficoltà degli asparagi a bene sposare un vino - perché la mollezza indicibile dell'uva picolit fonde mirabilmente con il sapore secco e asprigno delle uve verduzzo. Un vino bianco, questo Buschino, che continua a far meditare. E magari discutere.
Vino, meglio, nettare straordinario!!!
RispondiEliminaAlessandro Iannelli