CHIANTI CLASSICO FATTORIA LA SELVANELLA


La Melini è un'antica casa vinicola cui l'enologia italiana deve molto. Fu Laborel Melini a inventare nel 1860 il fiasco « temperato » (« strapeso ») resistente alla pressione del turacciolo applicato a macchina, e quindi spedibile ovunque, per terra o per mare, senza tema di rotture. E fu lo stesso Laborel Melini a sperimentare, anticipando Pasteur, il riscaldamento del vino in bottiglia a 50 gradi per ottenere una migliore conservazione del prodotto. Ciò che però impressiona in questa celebre casa è lo slancio attuale, quasi fosse pervasa da una seconda giovinezza. La Melini negli anni sessanta aveva passato traversie non proprio edificanti, perdendo in immagine e in quote di mercato. Ma da quando è stata rilevata dalla Winefood, le cose sono profondamente mutate. Ristrutturate le fattorie, impiantati nuovi vigneti, costruite nuove cantine - come quella veramente impressionante di Gaggiano - sta ora ripagando OOfl il successo i notevolissimi investimenti finanziari. Ma se dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare, debbo aggiungere che la Melini si sta segnalando in campo vinicolo anche per un'impostazione tecnica che la distingue nettamente da altre grandi case. E cioè quella di vinificare per cru, o per fattoria. Il suo Chianti Classico non è più, sic et simpliciter, Chianti Melini, come un tempo; ma Fattoria La Selvanella o Fattorie Granaio, Gaggiano e Terrarossa, Navico e San Lorenzo. E ciò è molto importante per far uscire il vino dall'anonimato, per dargli anima e gusti, qualità e caratteristiche, diversi e distinti vigna da vigna. È un po' un « vinificare alla francese », come mi ha spiegato il dottor Nunzio Capurso, il chimico che guida la Melini, e che mi ha portato a vedere cantine, fattorie e vigneti, incastonati in un paesaggio di straordinaria e antica bellezza e condotti con l'animo e l'intelligenza dell'ecologo che sa associare alle esigenze tecniche l'assoluto rispetto della natura. E le vigne da lui impiantate - tutte volte a mezzogiorno e su terreni sassosi e aridi - ne sono un esempio: i primi filari alti sono di canaiolo nero, al centro quelli di sangiovese grosso, in basso le uve bianche, trebbiano toscano e malvasia chiantigiana. E così tutte le uve d'uno stesso vigneto, nate su identico terreno e in eguale microclima, partecipano proporzionalmente alla composizione di questo Chianti Fattoria La Selvanella che ritengo essere uno dei migliori tra quelli degustati nei miei lunghi e attenti viaggi nella zona classica di questo vino famoso.

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