BAROLO MONPRIVATO


Le mie corrispondenze con i vignaiuoli sono fitte e si ripropongono ogni anno, per la vendemmia e poi per la vinificazione. Così quando chiesi notizie, ai primi di dicembre del 1977, a Mauro Mascarello di Monchiero del suo eccellente Barbera d'Alba Rocca Gavarini che intendevo inserire tra i « cento grandi » d'Italia, rimasi di stucco quando lessi: « Ho smesso di imbottigliarlo e in seguito di vinificarlo. E così sarà fino a che il proprietario del vigneto capirà di nuovo la necessità di curare molto la qualità con rese basse a ettaro lasciando ad altri la quantità ». Mauro Mascarello, oltre ad essere un vignaiuolo, è un vinificatore - le sue parole sono chiare: sceglie le uve, le compra, le vinifica in selezione, ma etichetta le bottiglie come tali soltanto nelle grandi annate. Se a malincuore, dunque, ho dovuto cancellare il Rocca Gavarini dalla mia scelta rigorosa, la presenza di Mauro Mascarello si è ridotta a un solo esempio, il migliore, il più riuscito, e cioè al suo superbo Barolo Monprivato. Il vigneto Monprivato, in comune di Castiglione Falletto, e cioè nel cuore della zona tipica del Barolo, è proprietà della famiglia Mascarello sin dal 1883. Situato nel triangolo La Morra-Barolo-Castiglione Falletto, classico sorì - vigna cioè assolata -, è stato condotto sempre con gli stessi intendimenti: rese basse a ettaro e cernite rigorose dell'uva per ottenere sempre un prodotto ad alto livello. La vinificazione in selezione è stata iniziata nel 1970, ed è stata ripetuta nel 1971, nel 1974 e in seguito; ma come Monprivato è stata imbottigliata soltanto nelle annate che hanno dato, e danno, un prodotto superiore, da bandiera, al quale Mauro Mascarello dedica il massimo della passione e dell'impegno in tutte le sue fasi. Un particolare va sottolineato, perché sembrerebbe un dettaglio e invece denuncia chiaramente l'onestà e la competenza di questo vinificatore piemontese: la specificazione nella bella etichetta della produzione del vigneto in ogni vendemmia, e il numero delle bottiglie, suddivise nelle varie misure: le « albeise », le « magnum » e le « grandi albeise ». Così che il consumatore può sapere, della bottiglia che gli sta davanti, ogni dettaglio, anche il più sottile ma non per questo meno importante. Sulle qualità organolettiche di questo eccellente Barolo rimando alla scheda che ho preparato qui accanto. E richiamo l'attenzione del lettore sul generoso grado alcoolico, sulla sua austerità non disgiunta da una spiccata eleganza: è il classico vino che si addice per tradizione alle conversazioni con gli amici, davanti a un bel caminetto, allegro e scoppiettante.

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