BARBARESCO GAJA


SCHEDA ORGANOLETTICA
Produttore - Azienda Agricola Gaja di Angelo Gaja, via Torino 36/A, 12050
Barbaresco (Cuneo). Tel. (0173) 635158.
Vigneti - nel comune di Barbaresco, in zona tipica a DOC.
Uve - nebbiolo da Barbaresco, nelle sottovarietà michet e lampia.
Colore - rosso rubino, brillante; invecchiando assume toni aranciati.
Profumo - etereo, tipico, continuo, netto sentore di viole.
Sapore - asciutto, composto, armonico e carezzevole al palato, di grande nerbo
e aristocratica storia.
Qualificazione - rosso asciutto.
Tenore d'alcool - gradi 13-13,5.
Invecchiamento - molto adatto. Presso il produttore minimo 3 anni in botti di rovere; in bottiglia sa giungere a tardissima età.
Gastronomia - eccellente vino da arrosti di carni rosse, grigliate, salmi e stufati, piatti tipici della tradizionale cucina piemontese, compresa la « fonduta », cacciagione e selvaggina. Va servito a temperatura ambiente (20 gradi, anche 22), dopo aver stappato la bottiglia qualche ora prima. Decantare in caraffa le vecchie annate.
Nota - Tutte le bottiglie sono numerate, annata per annata.

Il paese di Barbaresco, in provincia di Cuneo, sorge sulla cima d'una collina, là dove la Langa albese scende a picco sulla valle del Tanaro. La sua posizione dominante lo rendeva ben difendibile e importante come punto di vedetta, sin dai tempi dei romani. Intorno al mille, Barbaresco era località ben munita: una serie di fortificazioni cingevano un piccolo castello (oggi scomparso) e una poderosa torre quadrata di 9 metri di lato e alta ben 36, la più grande di tutto il Piemonte. Oggi Barbaresco è invece tutto un vigneto: dal paese prende il nome uno dei più celebrati vini del mondo, la cui zona tipica, difesa dal disciplinare della DOC e, presto, della DOCG, cioè della « controllata e garantita », è una delle più piccole tra quelle nell'elenco di leggi: tre comuni in tutto (Barbaresco, Neive e Treiso) e una piccola parte di quello di Alba. La produzione di vino Barbaresco si aggira annualmente sugli undicimila ettolitri, una produzione modesta ma preziosissima. Le uve sono quelle del vitigno nebbiolo da Barbaresco nelle sottovarietà michet, lampia e rosé, e non possono essere mescolate ad altre. L'invecchiamento minimo obbligatorio è di due anni. L'unica grande azienda agricola della zona che non acquista uva, ma vinifica soltanto le proprie, è quella di Angelo Gaja. La famiglia opera nel settore del vino da quattro generazioni. Giovanni Gaja, il capostipite, apri un'osteria contigua al suo negozio di commestibili, per far assaggiare ai clienti il prodotto delle proprie vigne. Nel 1912 il figlio Angelo chiuse l'osteria dedicandosi esclusivamente alla cantina e alle vigne. L'opera di valorizzazione dell'azienda proseguì con Giovanni figlio di Angelo, e ora con il dinamico Angelo, figlio di Giovanni. Le vigne coprono 54 ettari di coltura specializzata, il 70 per cento a nebbiolo, il restante a barbera, dolcetto e freisa. L'accurata scelta delle uve porta alla produzione di vini selezionati per cru che Angelo Gaja chiama invece « sorì », giacché in luogo è detta « sorl » la miglior vigna esposta in pieno mezzogiorno, quella cioè che riceve la maggiore insolazione - come sta a dimostrare l'etimo della parola dialettale. Ecco quindi nascere il Barbaresco Sorì San Lorenzo e il Barbaresco Sorì Tildin, che entrano nelle botti di rovere non per sostarvi i 2 anni previsti dal disciplinare ma dai 3 ai 5 anni, e a volte anche di più, dopo trasferimento in piccoli fusti di rovere, come è successo per il Sorì del Bricco, riserva annata 1967. Siamo nel regno della più alta aristocrazia vinicola, degna di stare alla pari con i più celebri vini del mondo.

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