
LA LACRIMA METTE DI BUON UMORE
E quella di Morrò d'Alba, un vitigno autoctono dell'entroterra marchigiano. Produce un vino sincero e aromatico. Ideale da accompagnare a uno spuntino in compagnia in un pomeriggio d'estate
Le colline dell'entroterra senigalliese, che si sollevano e si rincorrono attorno al corso del nume Mi sa, sono percorse in ogni verso da ritti filari di vite perché questa è terra che da sempre si è dimostrata ideale per la vigna. Lo aveva capito già Federico Barbarossa. che nel 1167 dopo il lungo assedio di Ancona, scelse di insediarsi nel castello di Morrò d'Alba (splendida cittadina che dai suoi 2(K) metri di altitudine domina tutta la vicina riviera di Senigallia), proprio perché attratto dal prelibato vino che lì si produceva. Qggi si coltiva per lo più il verdicchio -come si fa in tutto il resto della provincia di Ancona - ma solo qui è presente un vitigno particolarissimo chiamato lacrima. Questo L termine ricorre spesso nell'enografia italiana, ma l'unico vino che si può fregiare a pieno titolo di questo nome è proprio il lacrima di Morrò d'Alba, che in zona viene di norma declinato al femminile.
Caratteristica di queste uve è una spiccata ammanata, che nei vini si esprime con profumi intensi di petali e acqua di rose; se pienamente mature, offrono anche belle note di frutta candita e frutti rossi, con un gusto pieno e morbido. Quando 1 uva non giunge al giusto grado di maturazione compaiono invece note vegetali e selvatiche, quasi sempre accompagnate da una sgradevole sensazione amara nel finale. 11 lacrima è un vitigno molto versatile, con il quale si producono freschi rosati, fragranti vini di annata, grassi e opulenti passiti, importanti e morbidi rossi che danno il meglio di sé dopo un paio di anni dalla vendemmia. Questi ultimi sono sicuramente i vini più interessanti e rimuovono la credenza locale che ritiene il lacrima un vino da bersi giovane, a pochi mesi dalla raccolta. Stefano Mancinelli, produttore storico di Morrò d'Alba, per primo ha dimostrato
l'erroneità di una simile credenza: il piacevole assaggio di alcune sue bottiglie datate anche dieci anni ne dà ulteriore conferma. E ora il suo esempio è seguito da altri produttori di qualità.
Chiedendo agli abitanti di queste zone quale cibo abbinare a un vino così particolare, si sentirà spesso rispondere che la lacrima è ideale per un confortante spuntino in compagnia, in un bel pomeriggio destate, accompagnato da qualche fetta di buon salame o di morbido ciavuscolo. Un vino per socializzare, insomma, per i momenti di buonumore e di relax. Crediamo che questo unico abbinamento, seppur valido, sia però da superare per immaginare il vino in altri possibili matrimoni: lo dimostrano nei fatti le bottiglie sempre più importanti che con continuità stanno uscendo dalle cantine di Morrò d'Alba e dintorni.
E quella di Morrò d'Alba, un vitigno autoctono dell'entroterra marchigiano. Produce un vino sincero e aromatico. Ideale da accompagnare a uno spuntino in compagnia in un pomeriggio d'estate
Le colline dell'entroterra senigalliese, che si sollevano e si rincorrono attorno al corso del nume Mi sa, sono percorse in ogni verso da ritti filari di vite perché questa è terra che da sempre si è dimostrata ideale per la vigna. Lo aveva capito già Federico Barbarossa. che nel 1167 dopo il lungo assedio di Ancona, scelse di insediarsi nel castello di Morrò d'Alba (splendida cittadina che dai suoi 2(K) metri di altitudine domina tutta la vicina riviera di Senigallia), proprio perché attratto dal prelibato vino che lì si produceva. Qggi si coltiva per lo più il verdicchio -come si fa in tutto il resto della provincia di Ancona - ma solo qui è presente un vitigno particolarissimo chiamato lacrima. Questo L termine ricorre spesso nell'enografia italiana, ma l'unico vino che si può fregiare a pieno titolo di questo nome è proprio il lacrima di Morrò d'Alba, che in zona viene di norma declinato al femminile.
Caratteristica di queste uve è una spiccata ammanata, che nei vini si esprime con profumi intensi di petali e acqua di rose; se pienamente mature, offrono anche belle note di frutta candita e frutti rossi, con un gusto pieno e morbido. Quando 1 uva non giunge al giusto grado di maturazione compaiono invece note vegetali e selvatiche, quasi sempre accompagnate da una sgradevole sensazione amara nel finale. 11 lacrima è un vitigno molto versatile, con il quale si producono freschi rosati, fragranti vini di annata, grassi e opulenti passiti, importanti e morbidi rossi che danno il meglio di sé dopo un paio di anni dalla vendemmia. Questi ultimi sono sicuramente i vini più interessanti e rimuovono la credenza locale che ritiene il lacrima un vino da bersi giovane, a pochi mesi dalla raccolta. Stefano Mancinelli, produttore storico di Morrò d'Alba, per primo ha dimostrato
l'erroneità di una simile credenza: il piacevole assaggio di alcune sue bottiglie datate anche dieci anni ne dà ulteriore conferma. E ora il suo esempio è seguito da altri produttori di qualità.
Chiedendo agli abitanti di queste zone quale cibo abbinare a un vino così particolare, si sentirà spesso rispondere che la lacrima è ideale per un confortante spuntino in compagnia, in un bel pomeriggio destate, accompagnato da qualche fetta di buon salame o di morbido ciavuscolo. Un vino per socializzare, insomma, per i momenti di buonumore e di relax. Crediamo che questo unico abbinamento, seppur valido, sia però da superare per immaginare il vino in altri possibili matrimoni: lo dimostrano nei fatti le bottiglie sempre più importanti che con continuità stanno uscendo dalle cantine di Morrò d'Alba e dintorni.
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